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Morosi: La leggenda di S. Antonio
Enan àngelo ton dùlefsa, Un angelo officiai,
Ole e hare 'vò tu jùrefsa, Tutte le grazie gli cercai,
Ta clidia tu paradisu, Le chiavi del paradiso
Na 'vò nifso na'mbo ec'essu, Affinché io aprissi per entrarvi dentro
Ce na pio n(e)rò droserò, E affinché bevessi acqua di rugiada
Ce na pio nerò hrusò. Affinché bevessi acqua d'oro.
'Ngotanizo acàu 's to màrmaro M' inginocchio sotto il marmo
Eci po'hi o a Cristòfaro. Lá dove è S. Cristoforo.
Afs' astàgia pu terìzune Delle spiche che mietono
Danisòmmu dòdeca, dòdeca: Prestamene dodici, dodici:
Doco dòdeca tu profèta: Danne dodici al profeta :
Asca su, profèta pròfiche, Alzati, profeta, che profetizzi,
A’ na pi ti lutrichia, Va a dire la messa,
Ti diavìche o Cristò Che passò Cristo.
A ti vàscia vasilìa Dal basso regno.
Claru dòdeca cios ècofse Dodici rami egli tagliò
Ce asciòpase olo o cosmo E coperse tutto il mondo
Afse to vaì hrusò. Di palma d'oro.
Irte alòharo o Cristò. Venne allegro Cristo
Dùlefsa i à Matalani, Officiai la santa Maddalena,
Cini po'ne manehì Quella che è sola
Ma tus dòdec 'apostòlu, Con i dodici apostoli,
Na pesàno 's to Cristò. Affinché io muoia in Cristo.
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